adolescenti


Dell’adolescenza si parla molto e spesso, ma sappiamo davvero CHI SONO GLI ADOLESCENTI DI OGGI?

Sono quelli che la cronaca ricorda sempre come svogliati e senza ambizione, attratti solo dal mondo virtuale, oppure sono giovani capaci di pensare in grande a nuove strategie per migliorare il mondo o addirittura inventarsi start-up?

Cerchiamo insieme di scoprirlo.

Gli adolescenti vivono oggi un‘epoca difficile, in continua evoluzione e tutt’altro che rassicurante, ma sono certa che hanno tutte le risorse per sopravvivere, se accompagnati nella loro crescita nel modo giusto.

Il primo passo falso in un’ottica educativa è il paragone con le passate generazioni; la società di oggi è radicalmente diversa sia da un punto di vista economico, dove la crisi ha fortemente modificato gli assetti famigliari e la sua solidità, sia se consideriamo le relazioni, dove oggi il digitale regna sovrano e ha modificato i rapporti interpersonali.

Ma perché diciamo che gli adolescenti sono in crisi?

Gli adolescenti sono in crisi perché, nonostante la voglia di costruire, ciò che vedono attorno a sé non è certo di grande stimolo.

Vivono difficoltà con la famiglia e con il mondo del lavoro, e non riescono a provare fiducia nella speranza di rapporti duraturi.

Hanno genitori assenti, presi dalla loro routine e poco autorevoli, o troppo presenti, spesso decisivi in quasi tutte le loro scelte, attenti a ogni minimo particolare della vita del figlio, lasciando però poco spazio alle sane cadute, che da sempre aiutano a crescere.

Spesso è nel gruppo dei pari, nelle amicizie che si ricerca quell’appoggio e comprensione che a casa non si riescono a trovare.

Quello che dichiarano di avere più bisogno è di essere ascoltati, ma spesso i genitori sono troppo presi da altre mille incombenze e non si accorgono di quanto sia importante questa richiesta di aiuto.

Dai 14 ai 25 anni i ragazzi hanno ancora bisogno di sentirsi accuditi.
Hanno bisogno di tempo di qualità passato con i loro genitori: un esempio facile?
Il momento della cena, tutti insieme, senza telefonini (condizione valida per tutti!).
Ma hanno anche bisogno di spazio, per fare le prime esperienze allontanandosi dalle proprie sicurezze.

I ragazzi chiedono spazio e non tollerano imposizioni e restrizioni, per esempio sugli orari di rientro, il tipo di compagnie che si frequenta o nell’uso dello smartphone.

Ma in realtà il ruolo “da controllore” dei genitori li rassicura molto.
Amano uscire da soli, la sera, e ci provano pure a sgarrare anche sull’orario di rientro, ma se al ritorno capiscono che li avete aspettati, magari anche con la vostra luce accesa e che vi dimostrate interessati a ciò che fanno, sentono di essere amati, e questo li aiuta a crescere coltivando la propria autostima.

È quindi molto importante mantenere la comunicazione sempre aperta, impegnandosi a conoscere il loro mondo, ciò che guardano al cinema o in tv, ciò che leggono, i siti che visitano, i social su cui interagiscono.
Per agganciarli, aiuta usare una comunicazione più schietta e diretta, senza sovrastrutture o fughe comunicative.

Come posso interagire o essere stimolato a raccontare di me, dei miei bisogni, delle mie paure o incertezze a un genitore che comunica quasi solo via whatsapp?

Ma vediamo qualche dato scientifico per liberarci di alcuni dei più famosi luoghi comuni sui nostri super adolescenti, perché la fatica che vivono in questa fase delicata di crescita, non è tutta colpa degli ormoni.

Daniel J. Siegel, medico psichiatra e direttore del Mindful Awareness Research Center presso la UCLA, nel suo libro “La mente degli adolescenti”, spiega come sia riduttiva l’immagine di un’età delicata e difficile rilegata all’adolescenza.

Infatti non si rende onore ad un periodo straordinario, ricco di importanti cambiamenti, che accompagna i ragazzi verso la vita adulta, anche se un po’ complesso e disorientante per alcuni aspetti.

Ci sono molti miti che aleggiano in questa fase, la buona notizia è che sono stati sovvertiti da molti studi scientifici.
Infatti le neuroscienze sono oggi un valido aiuto per meglio comprendere i ragazzi e la loro evoluzione.

La prima grande rassicurazione appunto è che non sono gli “ormoni impazziti” i responsabili delle azioni pazzerelle dei nostri ragazzi.
Proprio così! I veri responsabili sono i cambiamenti dello sviluppo cerebrale che esercitano un forte influsso.

Come è altrettanto scorretto pensare che sia solo una fase da sostenere con tanta buona pazienza. Infatti questa è una fase cruciale fondamentale per lasciare che il ragazzo diventi consapevole delle proprie potenzialità e le possa esprimere, per mettere le basi solide dell’adulto che sarà Domani.

Altro aspetto importante la loro conquista di indipendenza, che dovrebbe assumere più la forma di una interdipendenza. Ciò significa un graduale passaggio dalla dipendenza dalle cure degli altri avvenuta sino ad ora, ad un allontanamento dalla famiglia per imparare a dare e ricevere aiuto dagli altri.

Tra i 12 e i 25 anni, come spiega Daniel J. Siegel, si manifestano cambiamenti naturali e del tutto normali a livello cerebrale, attraverso una intensa crescita e maturazione, senza precedenti in altre fasi della vita.

E’ proprio in questo momento che compaiono quattro caratteristiche mentali: la ricerca di novità, il coinvolgimento sociale con i coetanei, una maggiore intensità emotiva e l'esplorazione creativa.

Possiamo definirli elementi di “svolta”, che accompagnano i ragazzi per tutta l’adolescenza e comportano rischi e opportunità. Siegel metaforicamente sostiene che il risultato finale dipende da come questa nave si muoverà in queste acque e dove si dirigerà.

Pensare di contrastare questi fattori fisiologici è un pò come pensare di frenare il normale corso impetuoso di una cascata.

Ecco perché è davvero importante che i genitori, o comunque gli adulti di riferimento, non blocchino i teenager mettendo a rischio la comunicazione, che diventa basilare in questa fase di vita.
Quindi manteniamo sempre aperto il dialogo, anche se nasce da epiloghi negativi di qualche comportamento adolescenziale pericoloso.

Ma perché gli adolescenti ricercano il rischio?

Colpa del cervello, alla ricerca di dopamina ed esperienze gratificanti costantemente.
Dopo aver commesso una bravata ogni teenager tende a dare più valore ai 'pro' di una sua azione pur conoscendo anche i 'contro'.
Tutto ciò ha una sua spiegazione, dipende da come funziona il cervello.

“Il cervello è un insieme di cellule, i neuroni, che comunicano tra loro, attraverso sostanze chimiche chiamate neurotrasmettitori.
Durante l'adolescenza si intensifica l'attività dei circuiti cerebrali che utilizzano la dopamina, un neurotrasmettitore che ha un ruolo fondamentale nel creare la spinta a cercare gratificazione”
, dice Daniel J. Siegel.

Di conseguenza, l'aumento del rilascio di dopamina porta gli adolescenti a essere molto attratti da quelle esperienze che offrono un forte senso di eccitazione ed euforia. Proprio per questo senso di grande “soddisfazione”, un altro effetto derivante dal rilascio di dopamina è anche la maggiore inclinazione allo sviluppo di dipendenze.

Comprensione e dialogo sono sicuramente un binomio vincente per aiutare il proprio figlio adolescente.

Il cervello, il corpo e il mondo sociale vengono intrecciati insieme a formare un tutto unico della corteccia prefrontale”, dice sempre Daniel J. Siegel.

Quindi, gli atteggiamenti adolescenziali che appaiono così difficili alla famiglia, come rifiuto e ribellione, sono praticamente inscritti nel DNA.
Sono quindi comportamenti universali da incanalare attraverso un buon dialogo, cercando di vivere questi anni senza causare danni seri a se stesso e agli altri, attraverso una serena collaborazione tra generazioni.

Siamo tutti concordi nel dire che essere genitore di un adolescente non è semplice: bisogna capire quando è meglio parlare o stare in silenzio, porre limiti o essere permissivi, stare vicini in momenti di incertezza e dare conforto quando le cose vanno male.
E anche se nessun genitore è perfetto, Siegel spiega che “la ricerca scientifica dimostra come la riflessione su di sé e la comprensione della propria storia possa modificare schemi di interazione non ottimali”.
Imparare a guardarsi “dentro", anche come adulti, aiuta, quindi, a entrare in sintonia con i figli. Provateci.

Se vuoi sapere come posso aiutarti in questa fase, non esitare a contattarmi per una chiamata conoscitiva gratuita.